diumenge, 23 de setembre del 2012

ALBA DONATI




Avui, una autora convidada, Alba Donati (Lucca, 1961), poeta i crítica literària italiana. Tot i que sé que compta amb alguna traducció al català de moment no l'he trobat. 


En un blog argentí he accedit a més informació sobre ella i a la versió en castellà d'un dels seus poemes. N'incloc un altre en italià. L'italià ens és una llengua prou propera com per entendre'l, amb una mica d'esforç literari.



Not in my name


Delante del director del banco mi madre

empuñaba la pluma y temblorosa escribía:
Bernardini Iole.
Yo vi que no había firma, ella había escrito,
disculpándose, su nombre, primero el apellido y luego el nombre
como si hubiese escrito zapato, piedra, malva por la noche.
Más allá de ella, desde su tiempo educado, se alzaban
firmas aladas, nombres escritos para no ser vistos
nombres escritos para decir arte, individualidad, espíritu.

Yo propondría, si esta marcha de paz queremos de veras hacerla

y si queremos escribir NOT IN MY NAME ahora y siempre,
entonces, yo propondría escribir nuestros nombres así como son,
como si escribíeramos: ¿me trae un café por favor?
¿Puedo comenzar? O ¡me das ese beso finalmente!
Finalmente, nombres todos iguales, no privados sino colegiales,
nombres intercambiables como si yo estuviese escribiendo tu nombre
y tú el de mi madre, mientras ella, vacilante,
escribe el suyo en el talón de inversiones a plazo fijo.

Alba Donati (Lucca, 1961), Non in mio nome, Marietti, Milán, 2004


Versión de J. Aulicino



NOT IN MY NAME


Davanti al direttore di banca mia madre

impugnava la penna e tremante scriveva: 
Bernardini Iole. 
Io vidi che non c'era firma, ella aveva, scusandosi
scritto il suo nome, prima cognome e poi nome
come se avesse scritto scarpa, sasso, malva per la sera.
Di là da lei, dal suo tempo educato, si alzavano
firme alate, nomi scritti per non esser visti
nomi scritti per dire arte, individualità, spirito.

Ma io proporrei, se questa marcia di pace volessimo davvero farla

e se volessimo scrivere NOT IN MY NAME ora e sempre, 
ecco, io proporrei di scrivere i nostri nomi così come sono,
come se avessimo scritto: mi porti un caffè per favore? 
Posso iniziare? O, me lo dai questo bacio, insomma! 
Insomma nomi tutti uguali, non privati ma collegiali, 
nomi da scambiare come se io stessi scrivendo il tuo nome
e tu quello di mia madre, mentre lei, esitante, 
scrive il suo sulla cedola degli investimenti a medio termine. 


Canto delle acque
Signore delle acque e delle paludi
Signore della melma e della paura
Signore dei torrenti e degli acquitrini
noi vogliamo che tutto questo non sia stato invano
vogliamo un ripensamento degli scienziati di Los Alamos
e che la polvere di Hiroshima si posi su rami di susino.
Signore dal bianco volto di radici consumate
Signore dalla mente atlantica e assente
Signore dalla mente offuscata
noi vogliamo che non si ripeta il terrore
e che tu ci sia nella Notte dei Cristalli
a decretare viltà e debolezza la mente degli assassini.
Signore dei pesci luna e dai ventagli di rosse gorgonie,
Signore dei virus e dei malefici
Signore offuscato
noi vogliamo il pane fatto con due mani, una preghiera
fatta con quattro mani e l’amore fatto senza mani,
e che tutto il corpo risponda “si è questo che volevo”.
Signore avvolto in alghe e odoroso di muschi
Signore dalle gialle meduse, dagli occhi di cielo bagnato,
dalle mani di spugna, Signore dai piedi di stelle marine,
Signore dal cuore pesante, dal cuore di un quintale di acacie in fiore,
Signore di Giugno e Signore di Agosto, Signore
del nostro compleanno…..
Cadere
mentre a Vittoria Apuana
contano i morti nel silenzio di un’ora pomeridiana.
Io sarò quel giunco straordinario, avvolta, luminosa per sempre.